Come, quando e dove è iniziata l’attività della AMPLIFICAZIONI LOMBARDI ?

RITA E RENATO : Nostro padre Romano era del 1929 e iniziò come radioamatore molto giovane durante la seconda guerra mondiale ed è stato uno dei primi a Forlì ad avere la licenza da radioamatore. Da giovanissimo andò a lavorare come radio riparatore da Berardi uno dei primi negozi di radio di Forlì. Ha imparato da solo per passione e ha sempre studiato dei gran libri in inglese. Nostro padre ha sempre amato molto la musica, soprattutto il jazz e cominciò subito dopo la guerra a fare i primi spettacoli con due altoparlanti a valvole con una bobina mobile e con un microfono in mezzo al palco. Negli anni cinquanta andò a lavorare da Lolli che aveva un negozio di vendita e riparazione di televisori ed elettrodomestici in Corso Garibaldi a Forlì più o meno dove adesso c’è l’Ottica Benini. Dopo un po’ di tempo diventò socio del proprietario e il negozio prese il nome di Lombardi & Lolli. Poi Lolli che era già piuttosto anziano smise l’attività e nostro padre rilevò il negozio. In seguito nei primi anni sessanta cominciò a collaborare con lui nostro zio Ruggero e il negozio fu spostato pochi metri più il là in via Giorgina Saffi dove adesso c’è la vetrina di Babini. Il negozio aveva un laboratorio nel retrobottega dove nostro padre eseguiva le riparazioni. Nostro padre si occupava anche del negozio ma era lo zio che seguiva più i clienti e la parte amministrativa. Questa divisione di ruoli si è mantenuta anche in seguito. L’attività con le amplificazioni iniziò casualmente. Il babbo e lo zio cominciarono a tenere dischi, alcuni strumenti musicali e materiale per l’amplificazione della ditta Binson. I primi clienti furono storici orchestrali forlivesi come Ely Neri. Mio padre lavorando su un amplificatore Binson realizzò quasi per scherzo un finale a valvole da 220 watt che allora era una potenza impressionante perché in genere si parlava di 20 o 30 watt al massimo. Andò su a Milano nella sede della Binson per presentare questa amplificatore da lui realizzato ma non fu considerato e fu trattato male. Lui allora, tornato a casa, cominciò a realizzare impianti di amplificazione. I primissimi impianti di amplificazione dovrebbero risalire alla fine degli anni cinquanta; in quegli anni realizzava anche una sorta di juke box artigianale perché ancora quelli americani non c’erano ancora. Ne ho visto uno che mi ha colpito molto perché aveva alcuni componenti molto innovativi che sono venute fuori vent’anni dopo. I primi amplificatori li realizzò nel laboratorio di via Giorgina Saffi e dovrebbero risalire più o meno ai primi anni sessanta. Uno dei più vecchi che abbiamo, dovrebbe essere del 64, ha ancora l’adesivo con scritto “RADIO TELEVISIONI LOMBARDI Via Giorgina Saffi –Forli’.

RITA : Una cosa molto importante che ha fatto nostro padre è che ha impresso una svolta alla sua attività è stata quella di modificare il “Leslie”, un effetto che veniva usato soprattutto con gli organi Hammond ma non solo.

RENATO : In genere i leslie originali erano da trenta watt e il primo che lui costruì a metà degli anni sessanta era un duecento watt, aveva già il woofer da diciotto e la doppia tromba sopra. In questo primo leslie ruotava solo il woofer perchè lui un leslie non l’aveva mai visto, ne aveva solo sentito parlare e lo costruì in base a quello che aveva capito dalle descrizioni che gli avevano fatto. Il leslie con la tromba che ruotava venne più avanti. Poi costruì quello grosso, diventato famoso nell’ambiente musicale, che hanno usato molti “hammondisti” a partire da Jimmy Smith ma anche molti tastieristi dei gruppi italiani come Banco del mutuo soccorso e PFM e dei gruppi stranieri. Il leslie è stato usato anche in molte altre situazioni. Per esempio nel primo disco del Banco del Mutuo Soccorso c’è un pezzo in cui la voce di Francesco Di Giacomo è effettata con un leslie Lombardi. In seguito la ditta Lombardi ne costruì moltissimi fra cui mille per la ditta SISME di Osimo in provincia di Ancona , una delle maggiori ditte italiane specializzate in importazione di strumenti musicali. Questi leslie erano marroni e marcati Sisme ma erano i nostri. Mio padre ha sempre raccontato che casa nostra è stata pagata con l’assegno che la Sisme gli diede per quei mille leslie. I primi amplificatori che nostro padre costruì furono per chitarra poi cominciò a fare anche quelli da basso.
Nel 1971 abbandonarono il discorso della vendita di radio, televisioni e strumenti musicali per dedicarsi esclusivamente agli impianti di amplificazione, lasciarono il negozio e fu fondata la AMPLIFICAZIONI LOMBARDI con sede qui a Castrocaro Terme dove siamo tuttora. La ditta è arrivata negli anni settanta a contare oltre 20 operai. In quegli anni gli impianti costavano molto e chiaramente in questo settore si guadagnava parecchio. I materiali costavano più di adesso ma erano anche di migliore qualità e non c’era la concorrenza dei giapponesi e dei cinesi. Basti pensare che allora una Mercedes costava quattro milioni e un impiantino discreto tre milioni e otto, oggi una Mercedes costa il corrispettivo in euro di ottanta milioni di vecchie lire e un impianto costa poco pìù di allora.

RITA : Può rendere l’idea sfogliare un listino prezzi Lombardi di allora e rendersi conto di come nel 1972 un leslie costasse 990.000 lire e un mixer a 12 canali 1.600.000 lire. Ovviamente oggi costano di più ma se pensiamo che si parla di più di trent’anni fa e rapportiamo queste cifre agli stipendi di allora ci rendiamo conto di come questi prodotti, in proporzione, costassero molto più di adesso.

RENATO : E’ importante sottolineare come i nostri prodotti fossero di altissima qualità e praticamente indistruttibili. Allora la lavorazione era artigianale al 100% e tutto veniva lavorato a mano. Anche la scelta del legno è importante. Ovviamente non è possibile usare legno massiccio perché gli amplificatori o gli altoparlanti risulterebbero troppo pesanti. Mio padre ha sempre usato, ed io tuttora uso, i multistrati, mentre la maggior parte delle ditte usavano già allora il truciolato che costa molto ma molto meno ma incide anche negativamente sulla resa del suono e sulla durata dell’oggetto. Anche per questo motivo dopo quarant’anni mi arrivano altoparlanti o amplificatori da riparare che sono ancora perfettamente integri.

Dalla fine degli anni sessanta ma soprattutto negli anni settanta la Amplificazioni Lombardi e vostro padre in particolare sono stati un punto di riferimento per musicisti e gruppi musicali italiani e stranieri. Moltissimi sono i musicisti da noi intervistati ( per citarne solo alcuni: Pasquale Venditto, Alberto Solfrini, Patrizio Fariselli e Claudio Golinelli (Galina)) che hanno spontaneamente indicato in vostro padre una figura importantissima per la musica di quegli anni. Cosa potete raccontarci in merito ?

RITA : Sono stati moltissimi gli artisti che hanno usato i nostri impianti. Nostro padre odiava la pubblicità e si è fatto conoscere esclusivamente attraverso il suo lavoro. Amava molto la musica e apprezzava chi la sapeva fare bene e anche se per questioni generazionali non si trattava della sua musica preferita era perfettamente in grado di riconoscere i bravi musicisti.

RENATO : Era un appassionato di jazz ma molto curioso verso tutta la musica e verso il rock soprattutto. Per esempio in macchina aveva sempre cassette di Jimi Hendrix che ascoltava molto. Bisogna tenere conto che il rock è una musica che richiede spesso volumi molto alti e lui forse anche per il mestiere che faceva amava moltissimo il suono potente. In quegli anni la Lombardi si è quindi distinta nel mondo dell’amplificazione per l’attenzione al rock e alla musica giovane.
Mio padre era una di quelle persone di una volta. Era molto buono ma anche molto schietto e se aveva qualcosa da dire te lo diceva in faccia e capitava anche che si creassero situazioni imbarazzanti. Ovviamente se capitava che qualche cliente si impuntasse su qualcosa e non volesse sentire ragioni su una determinata scelta tecnica lui preferiva non scontrarsi : accoglieva la richiesta e poi faceva come voleva lui. Ricordo che una volta un cantante voleva assolutamente usare un microfono che si era portato dietro e che mio padre non reputava adatto e lui allora se lo fece lasciare con una scusa e poi lo aprì e ci mise quello che voleva lui per cui esternamente sembrava una cosa e in realtà era un’altra. Il cantante fu molto contento e soddisfatto.

RITA : Nostro padre cercava sempre di aiutare chi valeva ma magari non aveva grosse possibilità economiche, arrivando anche a prestare gratuitamente impianti e attrezzature anche per lunghi periodi. Magari succedeva che il gruppo acquistava un impianto essenziale e poi se c’era bisogno di altro materiale per concerti particolarmente grandi e importanti forniva gratuitamente quello che serviva in più. Inoltre garantiva una capillare assistenza tecnica e tutte le volte che c’era un problema, a qualsiasi ora, lui era a disposizione qui in ditta ma soprattutto, quando occorreva, sul posto. Questo purtroppo ha avuto come conseguenza anche il fatto che era poco a casa e riusciva a stare poco con la sua famiglia.

RENATO : Girava infatti moltissimo e in genere un’ automobile gli durava un anno, un anno e mezzo. Tutti gli anni o quasi cambiava la macchina perché non andava più e aveva quattrocentomila chilometri. Finché non gli moriva nelle mani non la cambiava ma la durata era quella.
Mi portava spesso con lui e anche così mi ha insegnato il mestiere. Ricordo una volta che andammo a Roma per una registrazione televisiva della RAI. Io ero piuttosto piccolo. Tra le altre cose si doveva registrare il disco dal vivo di Claudio Villa. Dopo il pezzo di Claudio Villa c’era un balletto di Carla Fracci che ballava con le basi musicali. Mio padre mi mandò davanti a questo registratore a bobine con il compito di attendere i suoi segnali e premere play ad inizio balletto e stop alla fine . Io spinsi stop a metà del balletto e mio padre diede un urlo che fece tremare il teatro e io scappai via e mi nascosi. Mi recuperò, a fine serata, un responsabile della CBS e dovette convincermi perché io non volevo muovermi. Il balletto ovviamente fu ripetuto. Nel 1975, avevo 13 anni, realizzammo il disco dal vivo di Renato Carosone alla Bussola di Viareggio e poi Carosone comprò un impianto da noi e io e mio padre stemmo una settimana a casa sua mentre provava con la sua orchestra in vista di una tournee all’estero. Era una casa bellissima con un pianoforte Steinway in ogni stanza. Al piano inferiore c’era una sala prove che conteneva settecento – ottocento persone con un palco piuttosto grande. Sia nel disco dal vivo di Claudio villa che in quello di Carosone io sono citato come “fonico”.
Nel 1980, quando avevo diciotto anni, andammo a Roma per la registrazione dell’album dal vivo del Banco “Capolinea”.
Seguivo mio padre anche quando curava l’amplificazione per L’Altro Mondo di Rimini e lì ha lavorato con Eumir Deodato, Brian Auger e tantissimi altri grossi artisti.
Ha lavorato con i Camaleonti, Little Tony, Baglioni, Fabrizio De Andrè. E’ stato negli Stati Uniti con i Pooh e lì ha conosciuto molta gente e questo ci ha permesso di vendere molti impianti negli USA per tutti gli anni settanta e una parte degli ottanta. La Lombardi ha lavorato molto esportando all’ l’estero : USA, Brasile, Argentina, Spagna, Svizzera. Abbiamo venduto impianti a Demis Roussos e a Roberto Carlos.
Ha curato anche l’amplificazione al festival di Villa Doria Panphili e ai Festival di Re Nudo al Parco Lambro di Milano nel 74 e nel 75 lavorando con impianti che si aggiravano sui cinque-seimila watt di potenza. A proposito del primo Parco Lambro, del 1974, mio padre raccontava che al termine del festival lo pagarono con due sacchi dell’immondizia pieni di banconote da cinquecento e da mille lire e lui si aggirava per questo posto enorme in mezzo a migliaia di persone con questi due sacchi in mano.
Ovviamente la maggiorparte delle orchestre della Romagna e moltissimi complessi rock di Forlì, ad esempio i Cliffters usavano amplificatori e impianti voce Lombardi. Quando i Cliffters fecero da spalla a Jimi Hendrix al Palazzetto dello Sport di Bologna nel maggio 1968 usavano già amplificatori Lombardi. Sbranco nei suoi spettacoli per fare scena faceva esplodere un water sul palco e segava le casse. Ricordo che al lunedì mattina arrivava da noi con le casse tutte segate da far sistemare e mio padre si arrabbiava e gli correva dietro urlando: “Ci un imbezel! (sei un imbecille! N.d.A) ”.
Con Brian Auger negli anni settanta ci fu un rapporto particolare. Quando Brian Auger è venuto a suonare al Naima dove io curo l’amplificazione e faccio il fonico, mi ha chiesto di mio padre e io gli ho detto che era all’ospedale e stava molto male. Dopo il concerto mi ha mandato a chiamare in camerino e mi ha detto : “ Tu domani mattina alle otto mi vieni a prendere in albergo e andiamo da tuo padre”. E’ venuto con me in ospedale ed è stato fino a mezzogiorno con lui; e quella è stata l’ultima volta che mio padre si è alzato dal letto.
Come ho già detto prima i nostri prodotti erano molto validi tanto che oggi al Naima club di Forlì dove sono passati fior fior di musicisti usiamo amplificatori Lombardi degli anni sessanta e settanta. Il chitarrista Andrea Braido, quando è venuto a suonare al Naima mi è corso dietro con il libretto degli assegni in mano perché voleva portarsi a casa uno di questi amplificatori. Molti di questi amplificatori erano amplificatori personalizzati, realizzati in base alle esigenze del musicista. Il musicista si metteva a suonare, indicava a mio padre come desiderava che fosse il suono e lui lo apriva e lo modificava in base alle richieste. Ogni volta che ci viene venduto o portato a riparare uno dei nostri amplificatori mi trovo davanti a qualcosa di diverso. Questi amplificatori, pur avendo uno standard comune, sono tutti uno diverso dall’altro e quindi io ogni volta tiro giù gli schemi del circuito per poterli riprodurre perché gli schemi ce li aveva tutti in testa mio padre.
In genere chi usa i nostri amplificatori vi è molto legato e non se ne separa facilmente. A questo proposito ricordo che quattro o cinque anni fa arrivò da Londra per via aerea a Bologna un amplificatore per chitarra che doveva essere riparato. Noi andammo a Bologna per sdoganarlo ma non c’erano gli incartamenti necessari e fu rimandato a Londra. Dopo una settimana il proprietario che è poi risultato essere il chitarrista di David Bowie è venuto da Londra qui a Castrocaro in automobile e ha aspettato che lo riparassimo e poi è ripartito. Mio padre non ha voluto essere pagato perché per lui il fatto che questo fosse venuto in macchina da Londra per farsi riparare l’amplificatore da noi era già un compenso adeguato. Per Natale questo chitarrista ci mandò un maglione scozzese con una lettera di ringraziamento.
Quando Bob Marley venne in Italia per l’ultima tournee nel 1980 poco prima di morire, ci telefonarono perché Marley voleva un impianto come quello che avevamo fornito per la sua tournee precedente. Non se ne fece niente perché , mio padre, che tra l’altro non sapeva chi fosse Bob Marley, aveva praticamente smesso di svolgere attività di noleggio. Io non riuscivo a capacitarmi che avesse detto di no a Bob Marley. Per me che allora avevo diciotto anni era un mito e sarei andato di corsa.

[]